La pressione sanguigna influisce sul glaucoma?
La relazione tra pressione sanguigna e rischio di glaucoma è complicata. La pressione sanguigna ha un effetto sul glaucoma, ma forse non nel modo in cui se ne può pensare.
L’occhio è anatomicamente considerato una cavità chiusa con pareti inestensibili e con una certa pressione interna; questi due fattori rappresentano una resistenza all’ingresso del sangue ossigenato nell’occhio, resistenza che deve essere superata dalla spinta impressa dalle contrazioni miocardiche al sangue; la retina, la parte più sensibile alla ipossia (mancanza di ossigeno), ha necessità di un flusso di ossigeno costante ed adeguato alle esigenze metaboliche.
È recentemente emerso l’importanza della ipotensione arteriosa come causa di danno del nervo ottico in corso di glaucoma; il concetto cardinale è quello di “pressione di perfusione”; la PPO (pressione di perfusione oculare) esprime la capacità di far raggiungere tutte le strutture oculari da un adeguato flusso sanguigno; la PPO dipende dalla PA (pressione arteriosa) sistolica e diastolica e dalla IOP (pressione intraoculare) che nel glaucoma è di norma più elevata; se la PA è troppo bassa non riesce a superare la maggio resistenza della IOP per cui si genera una ipoperfusione sanguigna potenzialmente responsabile di un peggioramento del glaucoma.
La PPO si calcola con una formula e non deve scendere sotto i 40 – 50 mmHg.
Sono riportate alcune situazioni recentemente chiarite: l’eccesso di terapia antipertensiva provoca una ipotensione accentuata che si somma nelle ore notturne al fisiologico abbassamento della PA determinando un calo pressorio pericoloso. La apnea notturna, è stato recentemente dimostrato, è responsabile di riduzione della PPO.
La pressione alta è sicuramente dannosa ma anche la pressione troppo bassa deve essere evitata.
Insomma, nel mezzo vi è il comportamento virtuoso.